In un contesto socioeconomico e politico in continua evoluzione e cambiamento, dove la rivoluzione digitale e l’Intelligenza artificiale rendono velocemente obsoleti processi e procedure, viene richiesto alle persone e alle aziende di sviluppare nuove competenze sia hard che soft. Andiamo verso una figura di “uomo aumentato”.
L’avanzare della tecnologia e dell’AI, se da un lato appare minaccioso operando una distruzione e un ricambio delle competenze richieste per la professione, dall’altra suggerisce di puntare proprio sulle capacità relazionali-emotive, non sostituibili dalle macchine. Nelle discussioni del Future of work, nell’ambito del World Economic Forum, infatti, le competenze che vengono indicate come maggiormente necessarie di fronte a questi scenari sono l’Intelligenza Emotiva, l’adattabilità e la disponibilità ad apprendere.
Si delineano, inoltre, nuovi modelli organizzativi più orizzontali e partecipativi, che rendono sempre più necessario un nuovo approccio e nuovi modelli di leadership, che consentano di porre al centro la crescita delle persone come veicolo dello sviluppo dell’organizzazione stessa.
Un cambio di paradigma verso un approccio di leadership più partecipativo consente di abbandonare le strette verticalizzazioni gerarchiche e agevola il passaggio da una logica di controllo ad una più orientata all’obiettivo, al coinvolgimento delle persone e, soprattutto, alla loro crescita personale e professionale, puntando sul potenziamento delle proprie capacità.
Pertanto, è necessario che il leader sia sempre più in grado di coinvolgere e ispirare gli altri, quindi maggiormente empatico e capace di costruire una visione, in modo da favorire un cambiamento culturale all’interno dell’azienda.
Allenare le capacità emotive e relazionali, quindi, si dimostra non solo necessario, ma strategico per le organizzazioni, i manager e i professionisti che vogliono gestire il continuo cambiamento e la complessità crescente in maniera sostenibile e innovativa.